Fede e Ragione

PREMESSA.

In questa mia riflessione non ho alcuna intenzione di spacciarmi per un esperto di filosofia o di questioni metafisiche. Voglio semplicemente dare qualche spunto di riflessione per gli amici lettori, usando parle semplici per consentire a tutti di giudicare; voglio soprattutto tentare di controbilanciare, nel mio piccolo, quella serie di informazioni che circolano su questo argomento, che, a chiamarle con il loro nome, dovrei definire "sciocchezze" ed archiviarle subito come tali. Però, visto che le troviamo scritte anche nei libri di testo dei nostri figli, occorre iniziare a reagire in un qualche modo, semplicemente per ristabilire la verità delle cose.

A chiamarle con il loro nome, queste "sciocchezze" sono in realtà dei "sofismi", cioè trattazioni apparentemente logiche e razionali di un argomento, che  però si basano su ipotesi volutamente sbagliate e ingannevoli, al fine di indurre in errore il lettore. Quindi si tratta di individui in malafede, che mirano a convincere con l'inganno. In alternativa potrei tentare di "salvarli" ponendo il dubbio che essi siano individui che non si rendono conto né delle sciocchezze che dicono, pensano e scrivono e insegnano, né della prigione in cui si sono chiusi. Dirò poi meglio il perchè.

Di recente, sul nostro giornalino locale, ho letto una articolo che mi ha stimolato molto a trattare questo argomento. Si tratta di una persona che, professandosi "razionalista", si è contrapposta in modo a dir poco duro, per non dire violento, contro la Chiesa, i preti, i vescovi, ripescando gli errori dell'Inquisizione risalenti ad epoche passate. Tutte cose vere. La cosa che, però, mi ha fatto pensare, a parte gli errori di valutazione (a mio giudizio) sulla chiesa attuale, è stata la contrapposizione, da lui posta come ovvia, fra "Razionalità umana" e "Fede". Questo articolo, nella sua furia distruttiva, almeno era in buona fede. Offensivo, poco obbiettivo, fuori tempo, totalmente errato, ma in buona fede.

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Allora andiamo al punto.

1) FEDE E RAGIONE

Deve esserci per forza contrapposizione fra Fede e Ragione? In altri termini: chi "crede in Dio" è uno che non usa la ragione? Oppure: l'usare la ragione, cioè anche usare la scienza e la filosofia (cioè prodotti umani), porta inevitabilmente a non credere più?

Certamente nel passato è stato così, per colpa della Chiesa dell'epoca. Ricordiamo tutti le vicissitudini della teoria eliocentrica galileiana. Ma oggi, dopo 4 secoli, possiamo finalmente liberarci tutti quanti, da una parte e dall'altra, di tutte le sovrastrutture inutili del passato e ragionare liberamente di questo argomento?

Non è così semplice, in quanto spesso si fa una gran confusione su questi argomenti. Ricordiamo certamente l'abiura imposta a Galileo dalla Chiesa, ma non dobbiamo mai dimenticare che cose simili si sono viste anche più avanti nei secoli, anche quando l'inquisizione non esisteva più, anche su temi (se vogliamo) molto più "semplici".

Accadde, ad esempio, una cosa del genere anche ad Albert Einsten, molti secoli dopo Galileo (siamo agli inizi del '900) quando propose alla comunità scientifica la sua teoria della Relatività. Da parecchi accademici venne addirittura deriso. Non c'era più l'inquisizione, ma venne messo comunque a dura prova, anche a livello umano. Ci vollero molti anni per digerire la Relatività, per tutti quanti: certe teorie, proprio in quanto "rivoluzionarie", sono dure per tutti da digerire. Non si tratta di Inquisizione, bensì di "limiti umani", che ci sono e ci saranno sempre, per cui vanno accettati. Anche l'Inquisizione era fatta di uomini.

Molti altri casi di questo genere si sono presentati nella storia dell'umanità. Ecco, esatto, proprio qui sta il problema: l'uomo. Un essere "forte" rispetto agli altri, perchè così stupendamente intelligente. Ma anche così irrazionale in certe altre cose... Un essere quindi anche molto debole per certi altri aspetti.

Cristo, per fare l'esempio piu' alto, è stato addirittura crocifisso come un delinquente comune, per aver detto e fatto cose non gradite ai potenti di turno. Evidentemente le parole di verità e le opere concrete possono dare fastidio più degli schiaffi.

Papa Ratzinger lo ha detto chiaro di recente: Ragione e Fede devono necessariamente andare insieme. E' una bella sfida: ci vuole coraggio! E' anche un'inversione di tendenza della Chiesa stessa rispetto alle scelte del passato. Ricordiamo infatti che il riconoscimento ufficiale dell'errore fatto dalla Chiesa nei confronti di Galileo lo dobbiamo a Karol Woityla (quattro secoli dopo). Però è arrivato

Il primo a parlare di "Ragione e Fede", ce lo ha ricordato Papa Benedetto XVI°, è stato Sant'Agostino: " crede ut intelligas (“credi per comprendere”) — il credere apre la strada per varcare la porta della verità — ma anche, e inseparabilmente, intellige ut credas (“comprendi per credere”), scruta la verità per poter trovare Dio e credere." (UDIENZA GENERALE - Aula Paolo VI
Mercoledì, 30 gennaio 2008).

Anche Papa  Giovanni Paolo II, nella sua Enciclica FIDES ET RATIO, ha posto il problema come attuale, anzi attualissimo e urgente. Urgente per combattere il "relativismo", quale malattia del secolo (il '900).

La "scommessa" di unire "Ragione" e "Fede", ci obbliga anche a porre l'altra domanda, simmetrica alla prima: Ragione e Ateismo possono stare insieme? Ovviamente la dimostrazione del primo assunto esclude il secondo, e viceversa.

Per discutere di un argomento del genere occorre, innanzi tutto, che l'approccio sia veramente scientifico, nel senso più moderno del termine. Oppure laico, come si dice oggi. Con la mente libera da condizionamenti, dico io.

Il fatto di riuscire ad essere liberi da condizionamenti è cosa tutt'altro che semplice. Ma occorre provarci. Occorre liberarsi dai condizionamenti ambientali che ognuno di noi, nel bene e nel male, ha subìto e continua a subire. Chi viene, ad esempio, dalla cultura del mondo cattolico, ha subito certamente condizionamenti, cosi' come ne hanno subiti quelli che hanno sposato le teorie comuniste, peraltro rigorosamente atee. Ma occorre provarci.

Le questioni più alte e le riflessioni su queste tematiche svolti dai Papi suddetti, sconvolgenti nella loro chiarezza ed attualità, devono essere necessariamente colte nei testi originari. Non mi metterò certo io a tradurle in questa mia rilfessione. Io pongo un tema più scientifico, cioè voglio sfidare la scienza sul suo proprio terreno, per fare emergere in modo chiaro dove le teorie umane fanno acqua.

La domanda fondamentale che pongo io, e che voglio porre a tutti, è molto semplice (mentre la risposta è tutt'altro che semplice): la scienza ha dimostrato, in qualche modo, che Dio esiste, oppure (come sembra che voglia fare, forsennatamente e affannosamente) che non esiste?

Infatti, con il termine "Fede" intendiamo "credere che Dio esiste"; quindi, mettere Ragione e Fede insieme, significa dimostrare con la Ragione che Dio esiste, e quindi "aver capito" che Dio esiste. Oppure dimostrare il contrario, per cui mettiamo insieme ragione e ateismo, dimostrando quindi che in realtà Dio non esiste.

Sant'agostino, mirabilmente, ha ammesso di aver cercato invano di fare a meno di Dio. Ha cercato nella Filosofia, cioè in un prodotto "umano", le spiegazioni che stava cercando sulla sua esistenza. Alla fine scrisse:
Tu infatti – riconosce Agostino (Confessiones, III, 6, 11) rivolgendosi direttamente a Dio – eri all’interno di me più del mio intimo e più in alto della mia parte più alta”, interior intimo meo et superior summo meo; tanto che – aggiunge in un altro passo ricordando il tempo antecedente la conversione – “tu eri davanti a me; e io invece mi ero allontanato da me stesso, e non mi ritrovavo; e ancora meno ritrovavo te” (Confessiones, V, 2, 2).

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2) LO STATO DELLE CONOSCENZE SCIENTIFICHE

Ma io, ingegnere (quindi non  filosofo, non studioso di sacre scritture), lascio fare questo lavoro a chi e' più bravo di me, ed invito ad andare direttamente agli scritti di Papa Ratzinger.

Voglio invece soffermarmi su altre questioni che ho studiato, più attuali e moderne, che attengono alle scoperte scientifiche più recenti. E su questo voglio porre alcune questioni, di cui nessuno mai parla in quanto sembrano "eresie al contrario".

Teniamo sempre presente la domanda fondamentale: Dio esiste?

Per rispondere ad una domanda cosi' complessa, cioè trovare "la prova dell'esistenza di Dio", conviene forse cercare di rispondere a quattro domande alternative, un po' più mirate e circoscritte:
a) La scienza ha spiegato come si è formato l'Universo (quello che noi conosciamo) e perchè? C'è una spiegazione razionale?
b) La scienza ha spiegato come si è formata la vita sulla terra e perchè? C'è una spiegazione razionale?
c) La scienza ha spiegato il perchè dell'esistenza degli uomini nel mondo animale? C'è una spiegazione razionale?
d) La scienza ha spiegato se, su altri pianeti del sistema solare, vi è possibilità di vita? C'è una spiegazione razionale?

La domanda a) è piuttosto chiara. Le domande b), c) e d), sembrano un po' più vaghe. Per rispondere alle quatrro domande, comunque, bisogna avere capito esattamente, a livello scientifico, almeno alcune cose di base del funzionamento dell'Universo: la sua formazione, come si è formata e come si rigenera la vita, cioè in quali condizioni fisiche. La scienza moderna ha capito qualcosa di tutto ciò?

In realtà direi di no. Tabula rasa, o quasi. Gli scienziati sono ancora alla ricerca spasmodica di risposte a tutte le 4 suddette domande alternative. Le spiegazioni non sono ancora arrivate, in quanto l'Universo è sì una macchina perfetta e bellissima, governata da leggi universali, ma è anche enormemente complesso (Albert l'ha definito addirittura "troppo complesso") per la mente umana  Inoltre la capacità di essere liberi da condizionamenti non è da tutti, anzi è rarissima, e questo non aiuta. Ma soprattutto non aiuta la superbia dell'uomo, che è quella cosa che, più di tutte le altre, annebbia la vista.

Riprendendo il pensiero di Albert Einstein, più vicino a noi di Galileo, troviamo che lui stesso ha parlato e scritto di questi argomenti, chiarendo i concetti, al solito, in modo esemplare.

Sulle leggi dell'Universo, scrive: "... Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei confronti di Dio. Noi vediamo un Universo meravigliosamente ordinato, che rispetta leggi precise, che possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza misteriosa che muove le costellazioni..."
 
Sull'ateismo scrive: "Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo una lunga lotta. Essi sono creature che, nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle masse'", non possono sentire la musica delle sfere." Quindi (traduco io) per Einstein gli atei fanatici non sono uomini "liberi".

E i credenti, sono liberi? Lui ha chiarito, a modo suo, il concetto di Fede: "... Il sentimento religioso provocato dalla comprensione delle profonde interrelazioni della realtà è un qualcosa di diverso da quello che di solito viene definito con il termine religioso. È più propriamente un sentimento di venerazione per il disegno che si manifesta nell'Universo materiale. Non ci porta ad immaginare un essere divino a nostra immagine e somiglianza, che ci fa domande e che si interessa a noi come individui. Non esiste né volontà, né dovere, ma solo essere assoluto."

3) LA TEORIA DEL BIG BANG

In molte "teorie" umane di oggi traspare una mancanza di obiettività degli scienziati che fa molto pensare. Leggevo recentemente della teoria del "Big bang", cioè dell'inizio dell'universo, secondo quella che sarebbe la formulazione più avanzata di oggi. L'universo avrebbe avuto origine da una massa primordiale, di volume abbastanza piccolo ma di misura enorme, inimmaginabile, dalla quale, con un processo simile ad un'esplosione, si sarebbe formato l'Universo: le galassie, compresa la nostra Via Lattea, con tutti i sistemi solari, i pianeti, ecc. Questa teoria deriva dall'aver constatasto che, da misurazioni recenti, l'universo si sta espandendo.

Fin qui le "osservazioni" hanno carattere scientifico. Però, la domanda è (che nessuno pone): questa massa primordiale, da dove sarebbe venuta fuori? Se vogliamo dimostrare che Dio non esiste, occorre anche dire da dove sarebbe venuta questa massa. Questa, a pensarci bene, e' la domanda dei filosofi antichi: da dove deriva l'Universo? Siamo anocora li', quindi, alla stessa domanda.

Andare oltre la constatazione che l'Universo si sta espandendo, azzardando estrapolazioni di qualche tipo, è impossibile; si sbaglia certamente. Entriamo nel mondo delle supposizioni, dove di scientifico non c'è nulla.

Peraltro la teoria del Big Bang, così com'è formulata oggi, non regge neppure. Non può essere questa la spiegazione, perchè diverse cose non tornano. La prima critica che si pone è la seguente: com'è possibile che l'universo attuale sia perfettamente ordinato, se è stato generato da un'esplosione? Da un processo irreversibile (esplosione), infatti, sappiamo che, in base al Secondo Principio della Termodinamica, non è possibile generare un sistema "ordinato". Inoltre, dai calcoli fatti, nell'universo visibile manca parecchia massa, che si pensa concentrata nei buchi neri. Sarà cosi? E' sufficiente questo per concludere che "abbiamo capito come si è formato l'universo"? E' possibile scrivere sui testi dei ragazzi delle elementari, medie, e superiori, che questa è la spiegazione "scientifica" sull'origine dell'universo? No, è una forzatura, e lo sappiamo bene. Prima di insegnare una teoria, occorre averla dimostrata. Questa è la regola, almeno da Newton in poi.

Dicevo che questa "teoria" viene insegnata tranquillamente nelle scuole, spacciandola come la spiegazione scientificamente "comprovata e certa" sull'origine dell'Universo. Purtroppo non è così. Stiamo equivocando sui termini: confondiamo la causa con l'effetto: l'origine dell'universo è la causa (che non conosciamo) ; l'universo osservabile è l'effetto (che conosciamo, almeno un po'). Noi non sappiamo come si è creato l'universo. Noi stiamo osservando dei fatti che ci fanno capire come si è evoluto dopo la Creazione.

Già, la Creazione! Proprio così, perchè dire che esso deriva da un Big Bang della massa primordiale, e non riuscire a dire, o capire, da dove questa massa è venuta, significa dire che è stata creata. Occorrerebbe quindi, a mio avviso, un po' di prudenza in più, se no si rischia di insegnare sciocchezze anziche' vera scienza. Si rischia di fare un processo a Galileo rovesciato, dove chi dice che i conti non  tornano viene considerato uno che non accetta le evidenze scientifiche.

4) ORIGINE DELLA VITA E ORIGINE DELL'UOMO

Sull'origine della vita, poi (domanda "b"), la poca obbiettività di molti scienziati si aggrava. Sentiamo le teorie più bislacche, che quasi fanno sorridere. In realtà la verità è che non abbiamo capito ancora niente, ma ammetterlo è dura! Quando l'avremo veramente capito, se mai lo capiremo, lo vedremo nel concreto: sarà, ad esempio, quando riusciremo a riprodurre in laboratorio la Vita, magari di una semplice cellula elementare. Per ora non riusciamo neppure a capire a fondo come mai, con l'età, cadono i capelli dalla testa, anche perchè, se l'avessimo capito, avremmo già arrestato il fastidioso ed antiestetico fenomeno.

Sulla teoria dell'origine dell'uomo, domanda c), stiamo continuando a modificare la teoria darwiniana dell'evoluzione, per cercare di far tornare i conti, ma i conti non tornano. Per quale motivo, infatti, in una natura perfettamente equilibrata, dovrebbe essersi spontaneamente sviluppato un "essere vivente" (l'uomo) così enormemente diverso da tutti gli altri? E' questa la domanda a cui occorre rispondere. Che si sia sviluppato è un dato di fatto, ma che la cosa sia stata frutto di casualità, o di una combinazione di eventi casuali favorevoli, o qualcos'altro del genere, è semplicemente impossibile. Probabilità "zero". Non ha senso scientifico.

Se volessimo affrontare dal punto di vista probabilistico questo evento (la comparsa dell'uomo), troveremmo che è semplicemente un evento impossibile: è un caso su "N" miliardi (numero delle varietà di esseri viventi sulla terra); inoltre questo evento è correlato all'evento della formazione spontanea del primo essere vivente, già di per sè è impossibile (probabilità zero), sempre dal punto di vista probabilistico. Per questa strada capiamo subito che l'origine dell'uomo sulla terra è solo l'ultimo evento statisticamente impossibile legato ad una catena infinita di eventi impossibili. Infatti anche il pianeta Terra, con il suo ambiente particolarissimo e favorevole alla Vita, è una rarità assoluta (per quanto ne sappiamo oggi) in tutto l'Universo e nei sistemi solari conosciuti.

E' l'ordine perfetto che sta dietro l'Universo che non quadra: l'Universo è ordinato; la terra è inserita in un sistema solare perfettamente ordinato che gioca un ruolo vitale nella nostra esistenza (e sopravvivenza). Gli organismi viventi sulla terra, a parte l'Uomo, sono un sistema perfettamente ordinato ed in equilibrio. Peraltro, pure la "bellezza" che caratterizza tutto l'universo, pure lei, non quadra: perchè mai, casualmente, dovrebbe essersi formato un universo pure "bello"? Dal punto di vista scientifico, dico io, come può essere tutto ciò casuale? Come lo si può anche solo ipotizzare?

Laplace (grande matematico e astronomo francese del '700), affrontò dal punto di vista probabilistico le questioni delle regolarità del sistema solare. Infatti, il fatto che tutti i pianeti del sistema solare ruotino nello stesso senso, come pure i satelliti e gli asteroidi, e con orbite poste tutte sullo stesso piano, corrisponde ad una probabilità di circa uno su un miliardo. Questo fatto è ancora oggi inspiegato, o meglio è chiaro che deve esserci stato un fatto esterno che lo ha generato, ma non si sa cosa. Laplace (uomo, per quanto si sa, non credente) ipotizzò che il sistema solare derivasse dalla condensazione di una nebulosa. Altri, più di recente, ipotizzano che il tutto sia derivato dell'esplosione di una supernova. Ma, ad oggi, non c'è una dimostrazione chiara e completa di questo fatto tutto sommato abbastanza "semplice". Di queste "questioni", poi, l'universo è pieno. Siamo ancora fermi qui.

A questo proposito Albert Einstein ha scritto : "... A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe) attendere che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all'ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al contrario, il tipo d'ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall'uomo, il successo di una tale impresa presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato dei miracoli... "

Tocca concludere che tutto ciò non è casuale. Non c'è niente da fare. E' inutile ostinarsi a cercare altre spiegazioni assurde, impossibili e anti-scientifiche. L'osservazione di tutti i fatti che abbiamo sotto i nostri occhi continuamente porta a concludere che tutto ciò NON è casuale, semplicemente perchè non è possibile (cioè corrisponde a probabilità impossibili) in base alle osservazioni scientifiche.

In fin dei conti anche Albert Einstein ci ha aperto gli occhi su questa verità, se li vogliamo aprire. Egli ci ha anche detto, da uomo "non credente in Dio" come lo intendiamo noi (nel senso del Dio delle Religioni monoteiste conosciute), che il suo concetto di esistenza di Dio era semplicemente legato all'osservazione della realtà fisica dell'Universo. Questo suggerimento che ci ha regalato, vale, a mio avviso, più di tante teorie filosofiche.

Allora io mi sono fatto questa idea di Dio: io identifico esattamente Dio con l'Universo. Ovviamente non  sono stato (certamente) io il primo a pensarlo, ma è stato un sentimento che è nato spontaneamente in me. Poi ho letto di filosofi che condividono questo pensiero. Filosofi che, preciso, non ho studiato e, purtroppo, non conosco.

Sono convinto, quindi, che Dio sia l'Universo stesso, quello che vediamo, e anche la massa mancate che non troviamo. Noi siamo veramente "membra" di Dio, semplicemente perchè siamo parte di Lui, dell'Universo. L'Uomo appartiene veramente a Dio, perchè siamo parte dell'Universo. L'uomo è anche qualcosa di speciale per Dio, altrimenti non  si giustificherebbe il suo essere totalmente diverso e anomalo rispetto a tutti gli altri miliardi di esseri viventi. Ovviamente questo è solo il lato visibile.

Ovviamente non è tutto qui, perchè Dio deve essere anche "qualcos'altro". Qualcosa che fa tornare i conti rispetto all'origine della massa del Big Bang, ma non sappiamo cosa.

Non capiremo mai cos'è Dio fino in fondo, fino alla fine dei nostri giorni. E' giusto così, perchè ciò dà anche il senso della nostra vita. Il problema è che quel giorno, ne sono certo, ci verrà anche chiesto conto di come abbiamo usato i nostri "talenti" che ci sono stati dati. La tristezza della morte, in fin dei conti, sarà solo dovuta alla consapevolezza di non averli utilizzati.

Quindi, dobbiamo anche concludere che la Fede DEVE necessariamente essere supportata dalla Ragione. La Fede e la Ragione sono due facce della stessa medaglia. La Ragione, in realtà, porta a constatare che Dio c'è, intendendo Dio quel qualcosa che fa tornare i nostri conti che non tornano. Ma Dio non è certamente quell'individuo che abbiamo immaginato noi da bambini. Dio è quella cosa, fatta di miliardi di sfaccettature, che abbiamo sotto gli occhi continuamente, tutti i giorni.

Nella nostra vita, quindi, riflettiamo sempre bene su ogni cosa, e usiamo la ragione, prima di lasciarci andare a facili conclusioni. Diceva sempre Albert Einstein: "... Ci sono due modi, nella vita, di vedere le cose: pensare che niente è un miracolo, oppure pensare che ogni cosa è un miracolo..."

Gli antichi invece dicevano: "Uomo, conosci te stesso!" Ripartiamo da qui.

Un saluto.









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